Il Comandante Alfa incontra l’Einaudi di Varese. «Apro un’accademia per giovani»

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VARESE – Ha parlato del suo passato, di una carriera lunga 40 anni in uno dei reparti speciali più famosi e apprezzati al mondo. Ma ha anche lanciato lo sguardo al futuro, con un’iniziativa che lo vede protagonista e che sarà rivolta ai più giovani, proprio coloro a cui da anni ormai dedica appuntamenti pubblici come quello che si è svolto stamattina, martedì 16 aprile a Varese. Ospite al Teatro Nuovo, davanti ad una platea di 500 ragazzi dell’Istituto Einaudi, il Comandante Alfa (nel video qui sotto l’intervista).


Un’accademia per giovani

Dialogando con il presidente di Anc Varese Roberto Leonardi, che ha promosso l’incontro insieme alla dirigente scolastica Samantha Emanuele, il Comandante Alfa ha illustrato il suo progetto che sta per vedere la luce a un’ora da Varese. A Pusiano, in provincia di Como, verrà infatti inaugurata prossimamente l’Accademia Comandante Alfa. «Un luogo che sarà un punto di riferimento per i ragazzi – ha detto – voglio dare loro un punto ben preciso dove si possano riunire e siano costretti a dialogare: il cellulare lo dovranno lasciare fuori. Sono convinto che hanno un grande talento e voglio che me lo dimostrino. Li metteremo alla prova in tutta sicurezza: gli faremo fare arti marziali, primo soccorso, educazione stradale, impareranno a cucinare e a fare le pulizie». I ragazzi potranno incontrare personalità importanti per imparare messaggi di vita. «Persone che hanno esperienze da raccontare, come colleghi che hanno combattuto la droga o magistrati».

Bullismo vigliaccheria da combattere

Un progetto con il quale il Comandante Alfa vuole dare un futuro diverso a chi si sente frustrato o depresso o vive in situazioni difficili, ricordando la realtà che lui stesso ha vissuto da giovane in un contesto complicato come quello di Castelvetrano, dove a comandare era la criminalità. «Da piccoli per noia facevamo cose brutte, ero uno scapestrato: poi decisi di arruolarmi a 17 anni e ce l’ho fatta: attraverso la mia storia i ragazzi possono capire che nella vita si può, ma si devono fare sacrifici perché nessuno ti regala niente». Un altro tema correlato è quello del bullismo. «È un comportamento brutto, è una vigliaccheria: ma se tutti insieme combattiamo nella stessa direzione – giovani, famiglie e scuole con le forze di polizia come punto di riferimento – lo battiamo». Ai ragazzi ha anche lanciato l’invito di usare il cellulare con intelligenza. «Sui social le parole spesso portano alla morte. Prima di scrivere un commento o pubblicare un video dovete pensare perché può fare male».

Il presidente di Anc Leonardi, il Comandante Alfa e per l’Einaudi la dirigente Emanuele e il prof. Siragusa

Fondatore del Gis

Agli studenti ha raccontato poi come è nato il Gis nel 1978, di cui fu uno dei fondatori. «Facevo parte dei paracadutisti e quando il ministro Cossiga volle un reparto speciale per arginare il terrorismo arrivò una chiamata a 5 ragazzi: io ero uno di quelli. Ci siamo voluti sempre distinguere dagli altri reparti speciali, volevamo essere veloci, silenziosi e precisi». Due anni dopo, nel 1980, ci fu la rivolta al supercarcere di Trani, dove erano rinchiusi tutti i più pericolosi terroristi e criminali. «Lì facemmo un’operazione incredibile e capimmo che in quel momento era nato il Gis. Sono orgoglioso di aver contribuito all’evoluzione di quello che è l’unico reparto speciale al mondo scelto dal Tribunale dell’Aia per la cattura dei criminali di guerra».

Il rammarico

A gennaio 2023 avveniva la cattura di Matteo Messina Denaro, a cui contribuiva anche il Gis impegnato in prima linea. «È stato un rammarico non aver potuto contribuire prima di andare in congedo – commenta il Comandante Alfa, cresciuto come lui a Castelvetrano – ricordo che da ragazzino faceva quello che voleva perché il padre era un mafioso molto importante da temere. Il suo arresto è stata una liberazione, ma la mafia continua, è silente. Una volta la mafia si sedeva nei salotti per bene e pigliava ordini, ora li dà gli ordini. Ma non dobbiamo mollare». Unico altro rammarico di una carriera gloriosa quello di non essersi goduto l’infanzia dei suoi figli. «Erano gli Anni di piombo: era una guerra in Italia, tutti i giorni venivano uccise persone. Ma sono felice di tutta la carriera che ho fatto».

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