Centrodestra, l’euforia del voto europeo subito evaporata nei territori

bottini elezioni territori
di Gian Franco Bottini
Solo poche settimane fa, ad elezioni europee concluse, lo scenario politico nazionale vedeva un centrodestra in piena euforia ed una Meloni sovreccitata con l’auspicata conferma della solidità del suo governo e con davanti a se altrettanto fiduciose aspettative per i ballottaggi amministrativi ma soprattutto fulgidi riconoscimenti in sede europea. Noi ci permettemmo, da queste pagine, di suggerire una attenta “pesatura” dei voti.

Oggi, a distanza di una quindicina di giorni, l’atmosfera è un po’ cambiata e il nervosismo del centrodestra, e della nostra Premier in particolare, pare più che giustificato. I ballottaggi hanno giocato a favore del centrosinistra con ciò dando un senso a quel sostanzioso aumento di voti che si era notato per il PD e a quella contestuale perdita di voti particolarmente in casa dei Fratelli. E’ legittimo chiedersi le ragioni per le quali il centrodestra ha chiaramente dimostrato di avere il fiato corto quando si tratta di correre per le amministrazioni locali, dove gli elettori sono naturalmente più portati a premiare le persone, che non i simboli o i leaders che in quel momento vanno di moda.  Se questo è vero non si può che trarre come conclusione che il centrodestra, in questo momento, fatica ad esprimere sul territorio candidati all’altezza; cosa da non stupirsi pensando alle recenti vicende riguardanti i partiti che compongono la coalizione.

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Gian Franco Bottini
In F.I. gli ultimi anni della gestione berlusconiana sono stati un susseguirsi di sovrapposizioni di “cerchi magici”, con assoluto disinteresse per le realtà territoriali e conseguente costante dissanguamento di presenze significative. La nostra provincia è un esempio tangibile e oggi , a proposito di candidature, pare proprio che F.I. raschi il fondo mentre, a proposito di ambizioni, pare invece accontentarsi di essere una tranquilla “casa di riposo”, anche per qualche cavallo “Moderato” di ritorno .
La Lega: poco da dire che non si veda, se non la disordinata ricerca di una identità e soprattutto di un ruolo nell’ambito della coalizione. Il forte calo del consenso ha portato uno scarso ricambio generazionale e l’impoverimento di risorse che, se non evidente come in F.I., è comunque un fattore di difficoltà nell’espressione di valide candidature, anche per le forti lotte interne che forse nemmeno l’agognato congresso potrà attenuare; anzi.
Ed infine Fratelli d’Italia, l’azionista di maggioranza della coalizione per il quale vale la pena di spendere qualche parola in più. In FdI si è verificato quello che nel passato successe per Lega, F.I. e 5 Stelle, e cioè una grande crescita repentina con questi partiti nella condizione di dover governare senza aver avuto tempo e modo di creare al proprio interno una classe politica numericamente adeguata a gestire il successo ottenuto. Soprattutto territorialmente! Per FdI, poi, con una anzianità di servizio che, lungi dall’essere un vantaggio, può essersi dimostrata una ulteriore complicazione. L’aver assunto l’onere del premierato ha costretto la sua leader Meloni a doversi muovere su nuove ed inusuali posizioni di moderazione, atte ad adeguarsi al nuovo elettorato sottratto ai suoi soci di coalizione e altresì necessario per facilitare i rapporti europei, dimostratisi cruciali viste le complicazioni nel frattempo presentatesi (post Covid, guerre ).
Questo ha in pratica significato dover imbarcare nuovo personale politico, rapido nell’abbandonare le traballanti navi di Lega e F.I., e a dover tenere a bada, e in certi casi liberarsi, di quelle frange estreme che da partito di minoranza potevano anche far comodo ma che al momento diventavano ingombranti. Ambedue i suddetti fenomeni difficili da metabolizzare e forieri di turbolenze interne su tutto il territorio nazionale, in un partito da decenni relegato ad una sofferta minoranza e che in questo momento sfoderava tutta la sua comprensibile “ansia” di potere (specie nelle “vecchie guardie”). Tutto ciò quando invece impelleva la necessità di oculate candidature, convincenti per le loro caratteristiche politiche e personali.
Abbiamo detto anche di nervosismo relativo alle aspettative in sede europea; ma c’era da aspettarselo. Forse solo la premier Meloni, per entusiasmo post elettorale, non vedeva tutte le contraddizioni che, presenti nella compagine di governo, si sarebbero riverberate a livello europeo. La priorità oggi è, a nostro avviso, che queste contraddizioni non rimbalzino indietro sul governo nazionale, intaccandone solidità e continuità. Questo, si, sarebbe un grave problema!
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