Gavirate, al volante ubriaco ringrazia i carabinieri dopo l’arresto: «Mi hanno salvato»

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GAVIRATE – Condannato a quattro mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, dopo una fuga in macchina dai carabinieri di Gavirate e del Nucleo radiomobile di Varese. Fatti che risalgono alla tarda serata di ieri, lunedì 24 giugno. L’uomo, un 35enne di Brebbia, dopo l’arresto è stato giudicato per direttissima questa mattina in Tribunale a Varese.

«I carabinieri mi hanno salvato la vita»

Prima della sentenza del giudice Andrea Crema (il pm Antonia Rombolà aveva chiesto sette mesi), il 35enne ha ringraziato i militari dell’Arma: «Mi hanno salvato la vita». E ha dato la sua versione dei fatti. L’uomo, spaventato e in preda al panico, si sarebbe messo alla guida solo dopo aver subito una aggressione da parte di soggetti stranieri, in strada a Gavirate. «Non ricordo di aver alzato le mani contro qualcuno – ha aggiunto – e se l’ho fatto chiedo scusa».

Ubriaco sotto casa della ex

Le cose, ha evidenziato il pm, sarebbero andate in maniera diversa: intorno alle 23 di ieri è stato richiesto l’intervento sotto il condominio dove risiede la ex del 35enne, con cui l’uomo, denunciato dalla donna per atti persecutori e minacce, è in lite da tempo. Una richiesta partita dal condominio stesso, a seguito delle urla provenienti da fuori.

Guida spericolata

I militari dell’Arma hanno cercato di calmare l’uomo, ritrovandoselo poco dopo per strada, al volante della sua auto, palesemente ubriaco. Il 35enne, dopo aver guidato per alcuni tratti in contromano, si è fermato soltanto fuori da casa sua, dove i carabinieri, rimediando spintoni e calci, gli hanno tolto le chiavi dall’auto. Risultato della follia notturna: arresto, patente ritirata e macchina messa sotto sequestro.

«Non voleva far male ai carabinieri»

In aula l’avvocato Furio Artoni, difensore dell’uomo, ha chiesto l’assoluzione ritenendo che la ricostruzione dei fatti non può coincidere con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Fatti che, secondo il legale, sarebbero stati determinati da «agitazione, stato di ebbrezza, panico e assenza totale della volontà di fare del male ai carabinieri».

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