Il mio amico Marco con le pive nel sacco

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Marco Reguzzoni, il bicchiere è anche mezzo pieno

“Son peggio di Ercolino, quante pive c’ho nel sacco”. La strofa di una datata ma mai dimenticata canzone del mitico Quartetto Cetra fa da sfondo al risultato elettorale di Marco Reguzzoni, candidato bustocco alle elezioni come indipendente in Forza Italia, risvegliatosi bruscamente dal sogno europeo. Succede. Tanto vale riderci su e medicare la ferita delle urne con l’ironia. D’accordo, si può anche guardare al bicchiere mezzo pieno, ma a due settimane dalla conta dei voti è giusto ricordare che le aspettative erano ben altre. Quarantamila preferenze all’inizio della campagna elettorale, poi ridotte a ventimila, chiuse a poco più di settemila, insufficienti per essere eletto a Bruxelles.

Cos’è accaduto? Cosa ha sbagliato Reguzzoni? Le interpretazioni dell’insuccesso sono molteplici. Lui giustifica anche con la mancata presenza in Tv, a differenza di altri colleghi e colleghe (il riferimento a Isabella Tovaglieri, l’altra bustocca in gara, non è casuale) spesso in video. Ma non basta. Sì, perché il battage che ha sostenuto l’amico Marco nelle settimane antecedenti l’8 e il 9 giugno non ha badato… a spese. Cartelloni, anzi, lenzuolate con la sua faccia ammiccante lungo le direttrici più importanti, poster appesi sui bus di Milano, cene, raduni, ricchi premi e cottilons, mobilitazione degli amici, vecchi e nuovi, i sinceri e gli opportunisti, spot mediatici e interviste, tante interviste con proposte, diciamo così, stravaganti. Per stupire? Chissà. Ad aprire le danze, già alcuni mesi fa, l’idea di fondere in un’unica città Busto Arsizio e Gallarate. Figurarsi, bustocchi e gallaratesi che abbattono il muro virtuale che li divide da sempre. E poi, perché? Una, un’altra: l’organizzazione dei mondiali di ciclismo a Varese, come nel 2008. Quasi non si è finito di pagare i debiti di quella prima kermesse iridata che bisogna trovare altri soldi, almeno una quindicina di milioni, per un secondo campionato del mondo. Domanda: chi mette mano al portafoglio? Seconda domanda: necessario? Nessuno l’ha seguito. 

Insomma, fuochi artificiali in contrapposizione al pragmatismo e all’intraprendenza di un politico che da ex (lasciò l’impegno istituzionale una quindicina di anni fa) ha realizzato, ad esempio, il fantastico museo di Volandia. Mica pizza e fichi, per carità. Ma forse nella mezza disfatta elettorale c’entra proprio quell’ “ex” che l’ha segnato in questi anni. Passato dal cerchio magico di Umberto Bossi, che gli concesse di dimettersi da presidente della Provincia per diventare parlamentare e poi capogruppo della Lega a Montecitorio, Reguzzoni ha provato una prima volta a riconquistare la scena coi Repubblicani, per poi transitare nella fallimentare esperienza del Grande Nord, e riapprodare ai Repubblicani, in scia ai Tea Party statunitensi. E da lì fondersi in Forza Italia. Un leghista duro e puro, votato alla causa settentrionale (quando arrivò a Roma si rifiutò di aprire il conto da deputato con il Banco di Napoli!) schierato con i moderati berlusconiani, che alle Europee non ci pare si siano affannati per aiutarlo. 

Lega, Repubblicani, Grande Nord, Repubblicani ancora, Forza Italia. Boh. Certo, nel suo curriculum ci sono interventi concreti da amministratore di Villa Recalcati. Proprio su questo attivismo egli ha fatto leva in campagna elettorale, ma sono trascorse troppe primavere e sono cambiati i tempi per far presa con simili medaglie. Serviva altro. Che in parte c’è stato, come l’endorsement di Bossi all’ultimo momento: voto Forza Italia e scrivo Reguzzoni, ha sparigliato il Senatur. Una bomba che avrebbe dovuto far male alla Lega e, invece, non le ha fatto neanche il solletico. Anzi. 

E adesso? In giro c’è chi dice che Marco Reguzzoni abbasserà l’asticella e correrà per la carica di sindaco nella sua Busto Arsizio. Stentiamo a credere. Ciò che è sicuro è che lui non mollerà la presa: lo conosciamo, è di quella razza bustocca che piuttosto si spezza ma non si piega. Lo rivedremo presto di nuovo in pista, a inseguire altre, magari spericolate avventure che, però, non saranno più uguali a un sogno.

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