Paolo Grimoldi espulso dalla Lega. Ma “Umberto Bossi non si tocca”

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Paolo Grimoldi e Umberto Bossi

MILANO – “Il consiglio federale della Lega ha deliberato di formalizzare alcune espulsioni, tra cui l’ex parlamentare Paolo Grimoldi e il Consigliere regionale del Veneto Gabriele Michieletto. Le segnalazioni sono emerse su indicazione dei territori, ‘per tutelare lo straordinario e generoso impegno di migliaia di militanti che per troppo tempo hanno assistito a polemiche strumentali, inutili e dannose contro la Lega’. Tutti i membri del consiglio federale si sono espressi a favore”.

Poche righe diffuse da via Bellerio a Milano, quartier generale leghista, che oggi, 25 giugno, ha sancito ciò che tutti si aspettavano: il “cartellino rosso” per Paolo Grimoldi, già segretario della Lega Lombarda, ex parlamentare e, da qualche tempo, strenuo avversario della linea politica del segretario federale Matteo Salvini. Con lui prende la strada di casa Gabriele Michieletto, consigliere regionale in Veneto, che alle amministrative si è schierato contro il candidato leghista (poi eletto al ballottaggio) del Comune di Scorzè.

Grimoldi è tra i promotori del Coordinamento Nord vicino a Umberto Bossi che, come noto, intende rilanciare la Lega delle origini in contrapposizione al partito nazionale voluto da Salvini. Di più, Paolo Grimoldi ha reso pubblica, a urne aperte, la volontà – vera o presunta che sia – del Senatur di votare Forza Italia e il candidato Marco Reguzzoni, già capogruppo del Carroccio a Montecitorio, passato come indipendente nelle fila berlusconiane.

Il consiglio federale non si è espresso nei confronti di Bossi, forse per il fatto che l’uscita di Grimoldi (“Bossi vota Forza Italia”) non è stata considerata veritiera e, comunque, una forzatura ai danni dello stesso “padre” del movimento che nacque in difesa della causa settentrionale. Da ricordare che a favore di Bossi si è espresso nelle scorse settimane il governatore della Lombardia Attilio Fontana che, consegnandoli la Rosa Camuna, massima onorificenza della Regione, disse in chiaro: “Giù le mani da Bossi: il Senatur non si tocca”. Un po’ come concedergli una sorta di salvacondotto in virtù della sua storia e a sua tutela rispetto a possibili strumentalizzazioni politiche anche in considerazione del suo stato di salute.

Attilio Fontana: “Quale espulsione, giù le mani da Umberto Bossi”

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