Renzi e Calenda vengano a prendere appunti a Nizzolina

Luca Vergani tra Renzi e Calenda

Uno dei risultati più sorprendenti di una tornata elettorale amministrativa caratterizzata dall'”usato sicuro” è senza dubbio il 13,12% ottenuto dal candidato sindaco Luca Vergani a Marnate. Alla sua prima esperienza politica, il commerciante della frazione di Nizzolina si è insinuato nella sfida tra cognatiElisabetta Galli contro Marco Scazzosi – e ha ottenuto un bottino di consensi lusinghiero, per uno che si è candidato contro un sindaco uscente e un ex sindaco, due piccole “corazzate” in un paese di 8000 abitanti. Senza proclami e con una lista infarcita in gran parte di volti nuovi come lui (c’era solo un consigliere comunale uscente, Gianluigi Guzzetti), Vergani ha collezionato più di 500 voti, sufficienti per garantirgli un posto in consiglio comunale. Il doppio di quanto abbiano ottenuto le due liste di Azione e Stati Uniti d’Europa a Marnate alle elezioni per il Parlamento di Bruxelles.

Qualcuno dirà: e che cosa c’entra Marnate con le europee? C’entra perché Luca Vergani, che è anche il coordinatore provinciale di Italia Liberale Popolare, ha gravitato in quel centro moderato che attualmente è presidiato dall’ex Terzo Polo, oltre che da Forza Italia. Terzo Polo che alle europee si è sciolto come neve al sole, con la divisione in due liste che ha impedito ad entrambe di raggiungere la soglia dello sbarramento del 4% necessaria per accedere all’Eurocamera. Il “terzo polo” in salsa marnatese di Vergani invece il suo risultato l’ha centrato in pieno, e l’esperienza della sua lista “Le persone al centro” continuerà nel consiglio comunale del suo paese. I leader di Stati Uniti d’Europa e di Azione, Matteo Renzi e Carlo Calenda, invece, non possono fare altro che leccarsi le ferite per il loro clamoroso flop elettorale.

Dovrebbero prendere appunti da Luca Vergani e dalla sua lista – ispirata da uno che un vero Terzo Polo, con anche Forza Italia dentro, era quasi riuscito a realizzarlo a Busto Arsizio, vale a dire l’ex sindaco Gigi Farioli – invece di continuare, come stanno facendo i militanti delle due liste di centro con livelli di astio personale reciproco a volte incredibili, ad imputarsi a vicenda le colpe del fallimento alle urne. Perché la guerra fratricida che ha provocato la spaccatura dell’ex Terzo Polo solo a questo ha portato. Con un crollo verticale dei consensi anche dove l’alleanza Azione-Italia Viva aveva attecchito meglio. Un esempio vicino a noi? La città di Busto Arsizio, dove alle ultime politiche tra Terzo Polo e Più Europa si arrivava al 15% dei voti, mentre alle Europee le due liste sono precipitate sotto il 9%. Ma se si va avanti a litigare non se ne esce, e il rischio è che le due esperienze, divise, procedano ciascuna per la propria strada, in una sorta di accanimento terapeutico, fino al prossimo bagno di realtà (e di sangue, politicamente parlando) alle urne. Se avessero l’umiltà di ripartire dal basso, magari con le gambe sotto il tavolo della trattoria dei genitori di Vergani nel centro di Nizzolina, anche i due “galletti” del Terzo Polo Renzi e Calenda troverebbero qualche esempio di come condurre una campagna elettorale. Costruttiva, senza polemiche, incentrata sulle idee e sulla misura, proprio come si addice ai moderati. E soprattutto efficace, perché in politica i voti non si pesano ma si contano. E il 13,12% del terzo incomodo Vergani sarebbe manna per gli illustri “litiganti” del Terzo Polo.

Se vogliono dare un futuro ad una proposta politica che trovi spazio tra un centrodestra sempre più a trazione Meloni e il centrosinistra reduce dai successi di Elly Schlein e dell’accoppiata Bonelli-Fratoianni, l’unica soluzione è resettare tutto e ricostruire, magari anche con volti nuovi e leadership non condizionate. E partendo da un dato oggettivo e incontrovertibile: la somma dei voti tra le forze di centro in corsa alle europee – Forza Italia, Stati Uniti d’Europa e Azione – si avvicina al 20% ma elegge appena 8 dei 76 eurodeputati pronti a volare a Bruxelles. C’è un pezzo di Italia che non sarà rappresentata in Europa: oltre che autolesionista, non sarebbe nemmeno rispettoso nei confronti degli elettori che guardano a quest’area politica insistere con capricci, veti incrociati e sterili recriminazioni quando ci sono praterie di consensi da andare a prendere, con il sorriso sulle labbra e senza “fuffa” da influencer. Marnate insegna.

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