M24 TV – Binda: «Il mio carcere da innocente. E risarcimento in sospeso»

VARESE – «Tre anni, sei mesi e 8 giorni di carcerazione preventiva da innocente». Il 15 gennaio 2016 Stefano Binda fu arrestato all’alba nella sua casa di Brebbia accusato dello stupro e dell’omicidio di Lidia Macchi, un delitto irrisolto avvenuto nel 1987 che, per Varese, è tutt’ora una ferita aperta. «Dissi immediatamente che ero innocente – racconta Binda durante l’intervista nel studi di M24 TV – Fornii un alibi: mentre la povera Lidia Macchi veniva uccisa io ero a Pragelato, a centinaia di chilometri da Varese».

L’intervista video integrale

«Che io fossi a Pragelato gli inquirenti lo sapevano dal 1987 quando, a ridosso dell’omicidio fui sentito, non in qualità di sospettato, ma a sostegno delle dichiarazioni fatti da altri. Era tutto nelle carte – prosegue Binda – Si preferì fare altre scelte. E tenermi in carcere». In primo grado, al termine di un processo indiziario dove un testimone ricordò di trovarsi a Pragelato con Binda nel 1987, il 56enne di Brebbia fu condannato all’ergastolo.

Poi arrivò l’assoluzione con formula piena in Appello, con motivazioni durissime nei confronti delle indagini e del processo di primo grado. E l’assoluzione definitiva con la conferma della Cassazione. E a quel punto quella subita da Binda è automaticamente diventata ingiusta detenzione. Con diritto a un risarcimento da parte dello Stato. Risarcimento prima concesso dalla Corte d’Appello di Milano, poi rinviato dalla Cassazione dopo l’impugnazione della sentenza da parte della procura generale. «L’ultima udienza c’è stata il 21 giugno scorso. La corte si è riservata – dice Binda che nell’intervista si chiede cosa fermi lo Stato dall’assumersi la responsabilità del danno cagionato – Mentre io ero in carcere furono aperti altri cold case. Il delitto di via Poma, ad esempio. Ci fu un indagato che, però, a differenza mia seguì il processo da uomo libero. Io sono un unicum e francamente ritengo l’accaduto socialmente allarmante».

Omicidio Macchi, per il risarcimento di Binda tutto da rifare. Si torna in appello

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