VISTO&RIVISTO L’impegno e l’esperienza non bastano

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di Andrea Minchella

VISTO

LA MEMORIA DELL’ASSASSINO, di Michael Keaton (Knox Goes Away, Stati Uniti 2023, 114 min.).

Un piccolo film, sussurrato e gentile. Pacato e soffuso. Ma non basta. Michael Keaton dirige e interpreta un film nostalgico che incardina la propria natura nei “noir” degli anni novanta. La fotografia e la colonna sonora si fondono in una costante penombra che avvolge la pellicola in cui Keaton interpreta un killer che si ammala e decide di ritirarsi e scomparire.

Keaton riversa in questo progetto tutto il cinema che ha visto e che gli piace. Keaton, da bravo osservatore, ricostruisce le atmosfere dei film polizieschi che hanno invaso le sale negli anni scorsi. Il ritmo che la vicenda segue è misurata, in alcuni punti forse troppo, e si adatta perfettamente al protagonista e alla scoperta della malattia che nel giro di pochi giorni lo metterà fuori gioco definitivamente.

Il killer John Knox scopre di avere una forma aggressiva di una particolare malattia neuro degenerativa. Dopo l’ultima missione, che ovviamente andrà male per via dei sintomi che non tardano a manifestarsi, vuole abbandonare la professione e scomparire per sempre. Anche se non ha più rapporti con la famiglia che un tempo aveva, decide di lasciare tutti i suoi risparmi, parecchi, alla moglie e al figlio. Proprio mentre sta per mettere in atto il suo piano d’uscita entra in scena suo figlio Miles, il bravo James Marsden, che gli chiede di aiutarlo perché ha ucciso un uomo. Scettico ma desideroso di recuperare un rapporto mai avuto con il figlio, il granitico John accetta. Con la sua capacità militare imbastisce una scena del delitto che dovrebbe scagionare il figlio dall’omicidio appena commesso. In realtà nella seconda parte della pellicola ci accorgiamo che tutte le prove, sapientemente ricollocate da John, portano direttamente al figlio Miles che viene immediatamente arrestato. Increduli arriviamo alla fine del film per capire in realtà cosa John Knox aveva in mente per salvare il figlio.

Keaton dunque fatica a realizzare un buon film. Il primo limite è proprio Michael Keaton. L’attore, infatti, non sembra a suo agio se non interpreta un personaggio di fantasia (pensiamo ai leggendari Batman o BeetleJuice) o un carattere esasperatamente reale (come nel bellissimo “4 pazzi in libertà” o nel visionario” Birdman”). Nei panni di un killer riservato e affetto da una demenza sempre più evidente Keaton, seppur bravo a recitare, non sembra così realistico come ci aspetteremmo. Le smorfie e i gesti di Keaton non supportano la narrazione né la descrizione del protagonista. Un altro limite evidente e la storia, soprattutto nella seconda parte del film, che si ingarbuglia parecchio per svelare un finale non, poi, così sorprendente. Il finale viene svelato verso la fine della pellicola anche se gran parte della confusione narrativa aveva fatto trapelare il vero intento di Knox per scagionare il figlio già prima.

Il film riesce a poggiarsi su attori bravi, Al Pacino basta la presenza, e su una realizzazione complessiva abbastanza efficace. La musica, il montaggio, la fotografia e la vicenda compongono un buon progetto che si ingarbuglia nella seconda parte. I poliziotti, a partire dalla schietta e goffa detective Ikari, sono perfettamente calibrati per la parte che svolgono nel film. I “flash” che Knox subisce durante il progredire della malattia sono sapientemente inseriti in una esistenza, quella di Knox, che seppur granitica incomincia a vacillare per la professione che ha svolto per tutta la vita. Molti spunti interessanti vengono però abbandonati a favore di una progressione convenzionale della storia e dei suoi risvolti sulla vita di Knox.

La scelta di un attore diverso dallo stesso Keaton ed una regia più sporca e più sincera avrebbero probabilmente conferito a questo secondo film da regista per Keaton una maggiore qualità narrativa e drammaturgica.

***

RIVISTO

MEMENTO, di Christopher Nolan (Stati Uniti 2000, 113 min.).

Forse il film più riuscito del visionario Nolan. La mente e i ricordi trasformati in una pellicola schizofrenica che si mangia la memoria e che si muove a ritroso.

Lo spettatore fatica a districarsi in un viaggio asfissiante nella complessa e aggrovigliata struttura del cervello e della sua capacità di leggere il mondo circostante. Un capolavoro che difficilmente sarà mai superato o dimenticato. Appunto.

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